Abitare Collaborativo: condivisione e solidarietà
In Italia sono circa 4 milioni le famiglie che abitano in una casa affittata sul mercato privato. Secondo una stima fatta da Unione Inquilini, a marzo 2020 almeno 200mila di queste si sono trovate nell’impossibilità di pagare l’affitto. Si tratta di lavoratori precari, famiglie, coppie e studenti fuori sede. Molte famiglie non hanno avuto entrate durante il lockdown e gli studenti non hanno la possibilità di contribuire ai costi dell’affitto con piccoli lavoretti.
Già prima dell’emergenza, i prezzi di mercato per gli affitti in condivisione erano molto alti e la qualità dell’offerta molto bassa: 500 euro è il costo minimo di una stanza singola a Milano.
Abitare Giovanile Collaborativo Milano 2035, è uno dei progetti del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo che nel milanese sostiene il diritto dei giovani fra i 20 e i 35 anni a un’abitazione economicamente accessibile e sperimenta soluzioni di abitare collaborativo. Milano 2035 offre a studenti e giovani lavoratori opportunità di alloggio a prezzi moderati proponendo un nuovo modo di abitare, basato sulla condivisione e la solidarietà tra abitanti e vicini di casa. L’Abitare Collaborativo permette ai giovani di sentirsi parte di una comunità, anche se si è arrivati da poco in città. L’Abitare Collaborativo consiste nell’impegnare alcune ore della settimana in attività che valorizzano le competenze e gli interessi dei giovani e che sono utili alla vita del quartiere: pranzi sociali, corsi, assistenza compiti per ragazzi, cura dell’orto. Con il Coronavirus, "l'ecosistema territoriale di accoglienza” ha mostrato tutte le sue potenzialità perché la solidarietà tra vicini di casa è improvvisamente diventata una necessità per molte persone, soprattutto per gli anziani.
Le opportunità avvengono in contesti differenti: alloggi privati in convivenza intergenerazionale con pensionati autosufficienti (Prendi in Casa), appartamenti in edifici popolari (ospitalità solidale), appartamenti del “Foyer” nel quartiere di housing sociale Cenni di Cambiamento.
Prendi in Casa
Si tratta di un’esperienza di convivenza intergenerazionale in cui i ragazzi dai 18 ai 30 anni convivono con un anziano autosufficiente, pagando per una stanza singola circa 200 euro.
Lorenzo e la signora Alberta:
Lorenzo Gozzano ha 21 anni, è originario di un paesino del Monferrato e studia giurisprudenza a Milano. Da settembre, abita con la signora Alberta: «il primo anno a Milano ho vissuto a Segrate con mia zia, ma cercavo una soluzione più centrale. Ho scoperto il progetto Milano 2035 navigando in internet, ho mandato il curriculum e ho fatto il primo colloquio. Mi è piaciuta subito l’idea di abitare con una persona anziana. Ci sono i pro e i contro anche nella convivenza con i coetanei perché non è facile avere gli stessi ritmi, abitudini simili e io ho bisogno di molta tranquillità. E poi c’è il tema dei prezzi che a Milano sono inavvicinabili.
La casa e il quartiere mi sono piaciuti subito, perché erano spaziosi e verdi. E la signora Alberta anche mi ha conquistato, quando ci siamo incontrati per la prima volta ha preparato un aperitivo per me e per mia mamma. Con lei mi sento libero ma anche “accudito”, facciamo sempre colazione insieme e qualche volta pranziamo e ceniamo insieme, ma senza vincoli. Quando torno dal week end a casa, le faccio assaggiare i prodotti monferrini e lei mi fa trovare i pop corn quando rientro dall’università. Ma spesso esce, è una persona attiva, non è una vecchietta da thè e divano. Mi chiama “bello di nonna” ma mi dà del lei! Però per me è davvero come una nonna, e mi piace parlarle della mia campagna e ascoltare i ricordi della sua in Veneto».
Lorenzo non è il primo studente ospitato dalla signora Alberta, 81 anni, nonna di due nipotini: «Io dico che è stato l’angelo custode a mettere il depliant di “Prendi in casa” sulla mia strada. L’ho trovato in un negozio anni fa, c’era scritto: “Prendi in casa uno studente e ringiovanirai di dieci anni”. Ci ho pensato un po’ su: mi sembrava una bella opportunità per avere una piccola entrata e far fronte alle spese. Era da tempo che meditavo di cambiare perché per me, vedova, la casa era diventata troppo grande e costosa, ma lasciarla dopo 50 anni mi addolorava moltissimo. Però allo stesso tempo mi chiedevo come sarebbe stato abitare con una persona sconosciuta, poi mi sono detta: “ma dai, proviamo”. Ed è arrivata Monica, una ragazza di 20 anni bravissima che mi ha dato tante soddisfazioni, sono anche andata alla sua cerimonia di laurea, la prima della mia vita!
Adesso c’è Lorenzo e anche con lui mi trovo benissimo, è il primo ragazzo maschio che ospito. Mi piace vedere questi ragazzi nella loro diversità, non è vero che i giovani sono menefreghisti, egoisti, sono come eravamo noi da giovani, c’è quello bravo e quello meno. Io non ho mai avuto brutte esperienze ma anche perché, grazie al progetto, i ragazzi vengono selezionati e abbinati con dei criteri. Le pulizie di solito le faccio io, ma ho tanto tempo, non mi pesa per niente! Comunque non sono una maniaca della pulizia, e la cucina è libera, ognuno fa quello che vuole. Per me questa esperienza è una meraviglia per una persona sola, io dico che è l’angelo custode ad avermela mandata perché, dopo quel giorno, il depliant non l’ho mai più rivisto»
Ospitalità solidale
Prevede l’assegnazione a studenti e lavoratori precari dai 18 ai 30 anni di 24 alloggi di proprietà comunali, nel quartiere Niguarda e Ponti. I giovani, in cambio di un affitto calmierato di 380 euro al mese (spese incluse) per un monolocale arredato, accedono a un percorso di cittadinanza attiva e solidarietà sociale, dedicando a progetti di volontariato 10 ore al mese.
Camilla Gazzetta di Dar Casa è la coordinatrice del le attività del progetto: «I ragazzi non accedono alle tradizionali graduatorie delle case popolari, ma a una call specifica, inviando un curriculum e buste paga. Noi ci occupiamo dei colloqui e dell’inserimento nel progetto. Non si tratta solo di ottenere una casa, ma di accedere a un percorso di cittadinanza attiva. I ragazzi dedicano 10 ore al mese del loro tempo: negli anni si sono occupati di un dopo scuola settimanale per i bambini, di un cineforum, di un corso di italiani per stranieri. Le attività nascono da una mappatura dei quartieri e si svolgono in collaborazione con reti di associazioni. Vedere il quartiere vivo e migliore è una grande spinta propositiva per i ragazzi che scelgono le attività in base alle loro competenze e risorse».
Il “Foyer” del quartiere di Cenni
5 residenze destinate a giovani studenti o lavoratori fuori sede. Inaugurato alla fine del 2013, il complesso di Cenni (zona San Siro, Sud-Ovest di Milano) comprende 123 appartamenti, suddivisi in quattro edifici di nove piani. In parte sono stati offerti a canone moderato, in parte a canone convenzionato, anche con patti di futuro acquisto (dando la possibilità a categorie, come i lavoratori precari, che non avrebbero accesso ai mutui tradizionali di poter acquistare una casa), Il 10%, concordato col Comune di Milano, sono stati offerti a canone sociale mediamente e destinati a comunità di minori, comunità di mamme e bambini, progetti di disabilità, rifugiati politici). Nel “Foyer”, 5 pentalocali, vivono ragazzi e ragazze con un progetto di studio-lavoro.
Ambra Lombardi è una free lance, si occupa di progettazione culturale, ha 28 anni e vive nel Foyer da 2 anni e mezzo: «In questo periodo ho avuto la fortuna di abitare in due appartamenti differenti, prima in una stanza doppia, poi ora in una singola. Vengo dalla provincia di Ravenna e a Milano non conoscevo nessuno. Vivere nel Foyer mi ha permesso fin da subito di costruirmi una rete di relazioni. Non solo con i miei coinquilini, ma anche con gli altri ragazzi e ragazze degli altri appartamenti del Foyer e con gli abitanti di Cenni, che non è un quartiere come gli altri, ma un luogo pensato per avere tanti spazi di condivisione. Anche durante la quarantena ci siamo fatti compagnia e anche supportati. Noi non abbiamo obblighi di volontariato ma sentiamo tutti di restituire qualcosa al quartiere perché siamo felici dell’opportunità che ci è stata offerta: vivere in un contesto bellissimo, nuovo, pieno di spazi verdi con costi molto più abbordabili dei normali affitti di Milano: 380 euro comprese tutte le spese per una stanza singola e 250 per una doppia. Ci è sempre venuto naturale metterci a disposizione del quartiere: abbiamo organizzato delle cene itineranti nei nostri appartamenti per gli abitanti del quartiere, laboratori, aperitivi e tante altre attività. Durante il lockdown abbiamo creato una bacheca con i nostri orari e disponibilità per aiuto spesa, commissioni, eravamo una bella squadra. Ci siamo organizzati anche per le ceste solidali: al piano terra dei condomini abbiamo installato alcune ceste e il principio è stato: chi può lascia (un pacco di biscotti, pasta, sugo ecc.) e chi ha bisogno prende. La quarantena è finita, ma le ceste sono rimaste perché purtroppo le conseguenze dell’emergenza sanitaria saranno pesanti, e i bisogni sociali si aggravano».
Milano 2035 è un progetto sostenuto da Fondazione Cariplo nell’ambito del bando Welfare di comunità e Innovazione sociale, un percorso di ripensamento in chiave comunitaria del welfare che punta al coinvolgimento dei cittadini in processi partecipati, per rispondere ai bisogni sociali esistenti ed emergenti.
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