La programmazione e l’attività filantropica per il 2025
Aumentano le risorse per le comunità locali: da 150 a oltre 215 milioni di euro
2746 progetti sostenuti, oltre 615 milioni di euro donati e più di 30 anni di impegno: questi i numeri dell’impegno di Fondazione Cariplo per la Ricerca Scientifica. Generare conoscenza e creare nuove competenze sono fattori indispensabili per una società capace di affrontare i cambiamenti e crescere secondo un modello di sviluppo inclusivo, resiliente e sostenibile. Viviamo in un mondo sempre più complesso e interconnesso, dove la conoscenza è la chiave per comprenderne i fenomeni, anticiparne le dinamiche e prendere decisioni informate. Da tempo, la Fondazione investe competenze e risorse in tutti i settori della ricerca e avvia partnership di valore con importanti istituzioni pubbliche e private, italiane e straniere.
Una priorità su tutto: la valorizzazione dei talenti, vero motore di sviluppo futuro.
Attraverso le sue attività, Fondazione Cariplo ha sostenuto i percorsi di carriera di 6450 nuovi ricercatori, contribuendo a più di 5000 pubblicazioni sulle più autorevoli riviste scientifiche.
Questi sono i risultati di un impegno duraturo e costante che punta a creare un ambiente favorevole alla ricerca scientifica, al trasferimento tecnologico e alla valorizzazione del capitale umano qualificato.
Conosciamo alcuni dei protagonisti – ricercatrici e ricercatori in fasi differenti della loro carriera – che, anche grazie al contributo della Fondazione, hanno l'opportunità di sviluppare le loro ricerche.
Ricercatrice presso l’Università degli Studi di Brescia (Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale). È una delle vincitrici del bando Giovani Ricercatori, col suo progetto “Interaction between emerging contaminants: the role of microplastics”.
Mi occupo dello studio dell’inquinamento ambientale da micro e nanoplastiche, delle loro interazioni e dell’impatto sugli ecosistemi.
Cosa ti ha ispirato a scegliere il tuo campo di ricerca? Fin dagli studi universitari ho amato le nanoscienze, un'area fortemente interdisciplinare che unisce fisica, chimica e biologia. Ho scelto di dedicarmi allo studio delle micro e nanoplastiche e delle loro interazioni perché rappresentano una delle principali sfide ambientali ed ecologiche del nostro secolo.
C’è una scoperta recente nel tuo campo che ti ha particolarmente entusiasmato e perché è importante anche per chi non è esperto? Una scoperta certamente importante è l’identificazione delle microplastiche come veicoli per il trasporto di altri contaminanti o di microrganismi. Questa interazione può avere effetti imprevedibili sull’ambiente e gli ecosistemi, per questo è importante affrontare il problema delle microplastiche.
Se potessi sfatare un mito o un’idea sbagliata che la gente ha sul tuo lavoro, quale sarebbe? Molti pensano che il lavoro del ricercatore sia solitario e confinato in laboratorio. In realtà, la ricerca scientifica è un lavoro di squadra che coinvolge collaborazioni multidisciplinari, progetti internazionali e la capacità di dialogare con la società.
Pensi che la tua ricerca possa migliorare la vita quotidiana delle persone in futuro? L’inquinamento ambientale da microplastiche è una sfida ecologica che ci riguarda tutti, perché tutti ne siamo quotidianamente esposti. Questo progetto avrà un impatto positivo sulla consapevolezza delle persone, al fine di aumentare l'attenzione sociale verso una corretta gestione dei rifiuti plastici.
Fondazione Cariplo ha sostenuto la tua ricerca: quanto è importante avere questo tipo di supporto e quali opportunità pensi possano essere create per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della scienza? Questo supporto è molto importante per trasformare idee in progetti concreti. Per un giovane ricercatore, significa avere accesso a risorse, collaborazioni e visibilità, per crescere e contribuire alla ricerca su temi di grande rilevanza ambientale e promuovere il coinvolgimento dei più giovani nella scienza del futuro.
Medico e ricercatore presso Humanitas University, destinatario di un finanziamento all’interno del bando Data Science for Health col progetto “JUNO – synthetic multimodal data generation platform to foster more effective and inclusive treatments for all patients”.
Sono un Medico Ricercatore presso Università Humanitas (Milano) e mi occupo di ricerca traslazionale in ambito oncoematologico. Il nostro team si pone l'obiettivo di migliorare il percorso diagnostico e terapeutico del paziente affetto da patologia tumorale grazie all'utilizzo dell'intelligenza artificiale. In particolare, il progetto Juno ha l'ambizioso obiettivo di superare i problemi di privacy, in modo da eliminare ogni riferimento personale dai dati clinici e molecolari, per rendere la ricerca computazionale libera, sicura e fruibile alla comunità scientifica.
Cosa ti ha ispirato a scegliere il tuo campo di ricerca? Ho avuto la fortuna di lavorare fin da studente con ricercatori di altissimo livello, veri visionari che hanno rivoluzionato la ricerca in campo ematologico. Coinvolto dal loro entusiasmo, ho iniziato a sviluppare una ricerca indipendente che mi appassiona e mi ripaga dei sacrifici fin qui eseguiti.
C’è una scoperta recente nel tuo campo che ti ha particolarmente entusiasmato e perché è importante anche per chi non è esperto? Victor Ambros e Gary Ruvkun hanno ricevuto nel 2024 il premio Nobel per la Medicina per il loro pioneristico lavoro sui micro-RNA, piccole molecole presenti nelle nostre cellule, capaci di modulare la funzione e il destino delle cellule del nostro corpo. I recenti avanzamenti nella conoscenza del metabolismo dell'RNA stanno rivoluzionando l'approccio terapeutico delle malattie tumorali e infettive, come dimostrato dall'efficacia dei vaccini contro il Covid-19 ed iniziali innovativi protocolli vaccinali antitumorali.
Se potessi sfatare un mito o un’idea sbagliata che la gente ha sul tuo lavoro, quale sarebbe? Molta gente si ricorda dell'importanza della ricerca solo davanti ad una malattia incurabile o agli insuccessi della medicina. Similmente, la ricerca biomedica è vista come un investimento a lungo termine e ad alto rischio per gli investitori. Una innovativa terapia può nascere da una brillante intuizione, ma quest'ultima è il frutto di costanza, passione e dedizione decennale. Dovremmo aumentare la consapevolezza che la ricerca può rivoluzionare la quotidianità se sostenuta costantemente negli anni.
Pensi che la tua ricerca possa migliorare la vita quotidiana delle persone in futuro? Oggi è possibile guarire, o talvolta convivere, con molte malattie un tempo ritenute incurabili. Basti pensare alla leucemia mieloide cronica, la stenosi aortica, il diabete mellito, e molte altre patologie. Questo è il frutto tangibile degli effetti della ricerca.
Fondazione Cariplo ha sostenuto la tua ricerca: quanto è importante avere questo tipo di supporto e quali opportunità pensi possano essere create per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della scienza? Il supporto di Fondazione Cariplo è di straordinaria importanza perché dà la possibilità a giovani ricercatori di promuovere ricerca indipendente, libera da interessi commerciali, volta a migliorare la diagnosi e il trattamento di patologie che condizionano la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti. Il supporto di Cariplo ci consente di premiare l'entusiasmo dei giovani ricercatori fin dalle prime fasi post-laurea, dando l'occasione alla ricerca di procedere e ai giovani di affermarsi in un campo internazionale molto competitivo.
Professoressa presso Politecnico di Milano (Dipartimento di Matematica), col suo progetto “Where to grow a child? Spatial inequalities in ECEC and its impact on women’s labour market participation” finanziato all’interno del Bando Inequalities research.
Sono uno statistico metodologico, mi occupo di modelli, metodi e tecniche computazionali per la statistica bayesiana. Mi sto occupando anche di due tematiche più applicative: gender gap nel mondo del lavoro e inquinamento atmosferico.
Cosa ti ha ispirato a scegliere il tuo campo di ricerca? Ho lavorato per due anni dopo la laurea in Matematica, ma, dopo pochi mesi, mi sono accorta che non trovavo nessuna attività sfidante per me stessa. Allora ho deciso di fare un dottorato in Matematica. I momenti chiave nella mia carriera sono stati due: quando sono diventata ricercatrice al CNR e, diversi anni dopo, quando sono arrivata al Politecnico. Sono contenta tutti i giorni di fare questo mestiere quando mi occupo della parte più creativa: lavorare insieme a laureandi e dottorandi, studiare articoli altrui, “inventare” e scrivere i miei.
C’è una scoperta recente nel tuo campo che ti ha particolarmente entusiasmato e perché è importante anche per chi non è esperto? È difficile parlare di “scoperte” nel mio campo di ricerca: si propongono sempre nuovi strumenti statistici utili a comprendere fenomeni complessi. Quando si parla di intelligenza artificiale, argomento attualissimo, non si riconosce che essa tipicamente comprende metodi statistici.
Se potessi sfatare un mito o un’idea sbagliata che la gente ha sul tuo lavoro, quale sarebbe? Sicuramente che i docenti universitari insegnano e basta, oppure che fanno ricerche inutili per la vita quotidiana. Però, è grazie alla ricerca di base che in seguito possiamo risolvere problemi della vita di tutti e di tutti i giorni.
Pensi che la tua ricerca possa migliorare la vita quotidiana delle persone in futuro? Io credo che anche le questioni più teoriche di cui mi occupo daranno un contributo alla vita quotidiana in un futuro più lontano. Spero che la ricerca finanziata da Fondazione Cariplo possa farci comprendere come strutturare ed organizzare i servizi alla prima infanzia per aumentare la partecipazione delle donne al mondo del lavoro nel futuro più prossimo, e strutturare le politiche pubbliche di conseguenza.
Fondazione Cariplo ha sostenuto la tua ricerca: quanto è importante avere questo tipo di supporto e quali opportunità pensi possano essere create per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della scienza? In Italia la ricerca non viene adeguatamente finanziata: pochi finanziamenti soprattutto per i giovani, o senza adeguata programmazione, stipendi più bassi e maggiore precarietà che nel mondo del lavoro. È importante il supporto di Fondazione Cariplo, ma bisognerebbe avere più finanziamenti pubblici adeguati.
Professore presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra), vincitore - col progetto “RESILIENT - Risk Evaluation and Smart Implementation of Landslide monItoring by citizen Engagement and New Technologies” – di un finanziamento all’interno del Bando Territori Sicuri.
Sono laureato in Scienze Geologiche all’Università degli Studi di Milano, lavoro presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, e ho svolto attività di ricerca presso il servizio Geologico degli Stai Uniti (USGS), la University of Colorado Boulder e la Tonji University a Shanghai.
Cosa ti ha ispirato a scegliere il tuo campo di ricerca? La mia passione per la montagna e la curiosità per i fenomeni naturali mi hanno portato a studiare i processi geologici che modellano il nostro pianeta, modificando l’ambiente e impattando sulla vita delle persone e lo sviluppo della società.
C’è una scoperta recente nel tuo campo che ti ha particolarmente entusiasmato e perché è importante anche per chi non è esperto? Vedo la mia ricerca come qualcosa che si alimenta della curiosità e dell’incremento delle conoscenze che ne consegue, e proprio per questo diviene uno stimolo continuo. Nel recente trovo entusiasmante la capacità di osservare e monitorare in modo quantitativo fenomeni naturali o artificiali, che prima potevano essere solo visti in termini di risultato finale e non nel loro evolversi, nonché la possibilità di analizzare grandi quantità di dati e di sfruttarli nella modellazione matematica della realtà.
Pensi che la tua ricerca possa migliorare la vita quotidiana delle persone in futuro? Vedo una forte commistione tra ricerca di base e ricerca applicata, in cui entrambe si sostengono e sono motivo di avanzamento reciproco ed integrato. Per questo molti aspetti della nostra ricerca hanno impatto diretto sulla vita quotidiana della gente.
Fondazione Cariplo ha sostenuto la tua ricerca: quanto è importante avere questo tipo di supporto e quali opportunità pensi possano essere create per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della scienza? Con il progetto Resilient finanziato da Fondazione Cariplo, il nostro gruppo di ricerca si impegna a sviluppare strumenti innovativi e sostenibili, per prevedere e mitigare il rischio di frana con un approccio multidisciplinare. Attraverso l'uso di modelli matematici avanzati e tecnologie all'avanguardia, vogliamo rendere le nostre comunità più sicure e resilienti di fronte a eventi naturali estremi. Questo progetto rappresenta una straordinaria opportunità per collaborare con i migliori esperti del settore e creare soluzioni concrete per un futuro più sicuro.
Aumentano le risorse per le comunità locali: da 150 a oltre 215 milioni di euro
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