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Abitare a Milano: traiettorie di esclusione e inclusione

È stata presentata al Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia di Milano in occasione dell’evento Open Night, la ricerca sul tema dell’Abitare a Milano, argomento di grande attualità approfondito da un gruppo di lavoro composto da ricercatori dell’Università Commerciale Luigi Bocconi, in partnership con il Politecnico di Milano. La ricerca, risultata vincitrice del Bando Disuguaglianze lanciato da Fondazione Cariplo (edizione 2022), rappresenta una risorsa importante per la città di Milano e i suoi abitanti per riaprire una riflessione costruttiva rispetto ad un tema così importante e attuale come quello dell’abitare e delle disuguaglianze.

Lo studio combina i dati quantitativi del profilo degli inquilini delle case Aler a Milano con oltre cento interviste sul campo svolte in due quartieri della città (Stadera e San Siro), restituendo una mappatura delle tipologie di inquilini che abitano le oltre 70mila unità abitative ad oggi presenti in città. In questo senso sono due i profili più comuni: gli inquilini storici – tipicamente italiani (80%), spesso pensionati (46%) che vivono soli (40% dei casi) e in condizioni economiche modeste (reddito medio di circa 12.000 euro annui per chi vive solo) – e nuovi inquilini – stranieri, più giovani e inseriti in nuclei familiari più numerosi (il 50% circa vive in una famiglia di 4 o più componenti) e maggiormente esposti a rischi di povertà (reddito medio di circa 3.200 euro pro capite tra le famiglie di 4 o più persone).

Lo studio evidenza il valore sociale generato dai servizi abitativi, quando la gestione del patrimonio è radicata in una prospettiva strategica, che supera i vecchi steccati fra una gestione sociale e quella tecnica ed amministrativa. Attraverso l’integrazione fra servizi tecnici, amministrativi e sociali, è possibile migliorare l'efficacia nella gestione degli alloggi e ridurre i conflitti tra gli inquilini. L’esperienza raccontata dimostra che la presenza di figure di presidio come i custodi e i Community Manager rafforzi il senso di comunità e appartenenza tra le persone, assicurando una migliore qualità della vita negli alloggi.

Pur riconoscendo che il turnover di unità immobiliari che ad oggi caratterizza le così dette case popolari milanesi fatica a rispondere al bisogno crescente della città e che la situazione abitativa attuale manifesta una frattura generazionale tra i sui inquilini, l’esperienza di Milano suggerisce che quando si è di fronte a un modello di gestione integrato e proattivo è possibile migliorare la sostenibilità economica e sociale del patrimonio pubblico. In questo senso, favorire lo sviluppo di politiche abitative innovative e sostenibili significa anche generare un effetto trasformativo che attiva percorsi di inclusione delle persone più fragili.

In particolare, l’esperienza dei community manager che Aler ha messo a San Siro e l’esperienza delle 4 corti di Stadera, dove il modello della gestione integrata promosso da CCL e Darcasa sempre su case Aler, sta dando esiti molto rilevanti.

Abitare: un tema caro a Fondazione Cariplo

Da sempre Fondazione Cariplo è attenta al tema della casa. Per farlo agisce in due modi. 

Da un lato promuove l’housing sviluppato dalla Fondazione Housing Sociale, che Cariplo ha fatto nascere 20 anni fa e che si dedica a progetti ad esempio per famiglie giovani, studenti, anziani…
Questa azione viene realizzata attraverso investimenti del patrimonio in fondi che hanno l’obiettivo di realizzare abitazioni, spesso in un regime di rigenerazione urbana. Proprio il prossimo 3 ottobre è in programma un evento per ricordare l’anniversario, durante il quale verranno presentati dati e ricerche in questo ambito.

Dall’altro, ogni anno, Fondazione Cariplo sostiene con l’attività filantropica interventi di housing sociale che si rivolgono principalmente alle fasce più fragili, in emergenza, approcciando con lungimiranza un problema che negli anni è andato crescendo, aggravato da dinamiche sociali ed economiche sempre più complesse, come la precarietà lavorativa, la crescita dei costi abitativi e l’indebolimento delle reti di supporto tradizionali. Dal 2000, la Fondazione ha messo in campo circa 80 milioni di euro mettendo a disposizione oltre 6mila posti letto, o appartamenti, per dare risposta alle emergenze di chi si trova a vivere una situazione di fragilità e sperimenta grandi difficoltà, specialmente quando vengono toccate questioni essenziali.

Un capitolo strettamente collegato è l’housing sociale legato al Dopodinoi che consente alle persone con disabilità di vivere in autonomia, emancipandosi dalla famiglia, ma potendo contare su una rete di supporto. L’esperienza ventennale di Fondazione Housing Sociale e di Fondazione Cariplo insegna che l’housing sociale non è solo una questione di quantità di alloggi, ma di qualità della vita.

La sfida di oggi è rispondere al crescente fabbisogno abitativo, non solo per chi si trova in condizioni di difficoltà, ma per tutti coloro che, pur essendo esclusi dalle categorie di fragilità tradizionali, non riescono ad accedere al mercato immobiliare. In questo contesto, l’housing sociale non è solo una soluzione temporanea, ma un modo per costruire un futuro più equo e inclusivo, in cui la casa non sia solo un bene economico, ma un diritto sociale.

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