#arteecultura

“Nel tunnel”: a teatro la storia di un campione trapiantato

In Italia ci sono 8000 persone in attesa di trapianto ma sono solo il 55,3% gli italiani che hanno espresso la volontà sulla donazione di organi. Dietro questa percentuale ci sono comprensibili paure, resistenze, difficoltà, rifiuto di pensare la propria morte, ma anche mancanza di conoscenza sui temi della donazione di organi e del trapianto e scarsa fiducia nel sistema sanitario.

AIDO, Associazione Italiana per la Donazione di Organi, nasce a Bergamo il 26 febbraio 1973 e festeggia il suo cinquantesimo compleanno in coincidenza con Bergamo e Brescia capitale della cultura. Sceglie di farlo con il progetto speciale “Donare è vita”, che ha ricevuto il sostegno del bando: “CAPITALE DELLA CULTURA 2023 Fondazione Cariplo e le Fondazioni delle Comunità Bergamasca e Bresciana insieme per il territorio”.

Antonio Sartor, amministratore del consiglio regionale della Lombardia di Aido racconta l’esigenza da cui nasce questo progetto: «Donare è vita vuole rispondere al bisogno di AIDO di promuovere la cultura del dono e rivitalizzare le sue sezioni comunali che hanno la necessità di connettersi di più al territorio di riferimento. Grazie al sostegno ricevuto grazie al bando di Fondazione Cariplo e delle Fondazioni di Comunità Bergamasca e Bresciana abbiamo potuto accedere a una nuova modalità di rappresentazione della nostra realtà che non avevamo mai sperimentato, come quella della produzione artistica e di entrare in contatto con figure e persone diverse. Abbiamo ideato un palinsesto di eventi co-creato con le sezioni AIDO comunali e con le associazioni giovanili del territorio per parlare dei temi del fine vita e sensibilizzare la comunità attraverso un linguaggio più accessibile e accogliente come quello artistico».

Lo spettacolo ideato dall’associazione Teatrale CaraMella, che debutterà il 21 Ottobre a Leno presso il Teatro Oratorio “San Luigi” è “Nel Tunnel” che mette in scena la storia vera di Ivano Saletti, il campione di ciclismo che ha ricevuto un trapianto di cuore e che non ha mai smesso di pedalare e vincere, anche dopo l’operazione.

«Quando mi hanno proposto di trasformare la mia storia in una piéce sono stato sorpreso, ma anche felice» racconta Saletti: «ho provato a ricomporla e l’ho scritta, poi ho dato tutti i miei appunti all’associazione CaraMella. Lo spettacolo si chiama “Nel Tunnel” perché io davvero quel tunnel l’ho percorso, in senso metaforico ma anche reale. Ho iniziato a correre in bici a sei anni, a 8 anni ero già un campione. Ma a 14 anni, improvvisamente dopo una gara in notturna il cuore ha iniziato a battere furiosamente e dopo poco è arrivata la diagnosi di “cardiomiopatia dilatativa” e il mio sogno della medaglia azzurra si è sgretolato. Ho iniziato una fase dell’esistenza fatta di defibrillatore, farmaci, ho avuto due arresti cardiaci dai quali sono stato salvato per un soffio e mi sono risvegliato col petto ustionato. Ci sono stati tanti giorni in cui non riuscivo nemmeno a fare le scale e dicevo a mia moglie “sono una cosa inutile, ti prego lasciami andare”.

Ero in lista per il trapianto di cuore ma sono stato convocato cinque volte e in ogni appuntamento c’era qualcosa che non andava. Poi finalmente a 35 anni sono riuscito a fare l’operazione, all’ospedale Niguarda di Milano. I medici mi hanno detto che da quel momento potevo fare una vita normale, ma non speravo che “normale” includesse anche il tornare a correre. E invece sì. Mio fratello mi ha regalato una nuova bici e ho iniziato a pedalare. Macinavo chilometri e gioia. Nel 2018, ai Campionati Europei per i trapiantati, ho vinto 3 medaglie d’oro e 2 d’argento e poi ho cominciato anche a correre e ho partecipato alla Oetzaler in Austria, la gran fondo più dura d’Europa, 235 km e 5500 metri di dislivello. Nel 2023 ho corso alla BAM-Brescia Art Marathon e ho concluso la gara entro le 4 ore. Adesso corro, pedalo e alleno i ragazzini in bici.

Questa nuova vita, questi sogni realizzati come la maglia azzurra, li devo al mio donatore e alla sua famiglia. Quando, dopo tanta attesa, mi hanno detto che il cuore che mi avrebbero trapiantato era quello di un ragazzo ho avuto delle esitazioni, non è facile accettare un cuore di un giovane che aveva davanti a sé una vita intera, io avevo già 35 anni. È stata mia moglie a convincermi, a farmi capire che la mia rinuncia non avrebbe cambiato il suo destino. Non so niente di lui, ma tutti i miei traguardi sono per lui. Nelle salite più faticose quando mi batte il cuore gli chiedo di darmi la forza, gli dico “Dai che arriviamo insieme”. Siamo io e lui».

Valentina Salerno è la regista di “Nel Tunnel”: «Il diario di Ivano era una sorta di cronaca degli accadimenti più importanti della sua vita, non era un racconto emotivo, ma la storia di uno sportivo, tutta la sua vita è la metafora di una corsa, una sfida tra tornanti, fughe, salite, discese, trionfi. Vissuti in modo molto contenuto perché nel diario c’è la voce di suo padre che da bambino gli dice “Non alzare le braccia quando vinci, resta umile”. Poi questa pedalata frenetica si ferma perché il cuore si ferma e c’è il tempo dell’attesa, dove Ivano vede scorrere il paesaggio ma ha anche la fortuna di conoscere sua moglie e innamorarsi. E poi arriva questo dono che però è anche drammatico, perché coincide con la morte di un ragazzo in un incidente; nel diario di Ivano ci sono tante lettere sospese, scritte e mai mandate ai genitori di questo ragazzo. Dopo la donazione, la bici torna ad accompagnarlo e farlo vincere, ma con un nuovo peso, quello della persona che gli ha fatto questo dono. Questo diario preziosissimo è stato il punto di partenza della scrittura drammaturgica. Lo spettacolo è un monologo recitato da un giovanissimo attore del territorio che interpreta Ivano: Michele Manenti. Ma in realtà è un dialogo attore-bicicletta perché in scena c’è la bicicletta che non è solo un elemento scenografico ma è parte del racconto, protagonista insieme a Ivano».

Ivano Saletti non ha mai incontrato la regista e l’attore: «Mi hanno chiesto se desideravo leggere il testo della pièce in anteprima ma ho detto di no, voglio ascoltarla anche io per la prima volta come gli spettatori, godermi l’emozione pura della sorpresa».

“Nel Tunnel” si realizza grazie al contributo della Fondazione Comunità Bergamasca, che ha condiviso con convinzione l’iniziativa, come spiega il presidente Osvaldo Ranica: «Ogni anno, grazie ai trapianti d'organo, migliaia di persone trovano una cura efficace e tornano a una vita piena. Chi riceve un trapianto riceve in dono, di fatto, una vita nuova. La donazione degli organi è una scelta di straordinario altruismo; una scelta però che si matura solo generando consapevolezza. Per farlo, AIDO promuove eventi, iniziative, campagne di informazione e sensibilizzazione, rivolgendosi soprattutto ai più giovani. Comunicare con il linguaggio dell'arte è certamente più efficace, avvicina e coinvolge maggiormente il pubblico. Promuovere la cultura della donazione è l'obiettivo del progetto di AIDO, che Fondazione condivide e sostiene con convinzione. Solo se adeguatamente informati si potrà scegliere con consapevolezza di fare la propria parte".

Vedi anche...

arteecultura

fermata alzheimer 1

Cosa prova un malato di Alzheimer?

Un viaggio virtuale per comprendere e provare le sensazioni di un malato di Alzheimer

Leggi tutto