#ricercascientifica

Prezioso come uno scarto

Tra qualche anno traslocheranno tutti nell’avveniristico nuovo polo universitario dell’ex area Expo, ma dal laboratorio dove lavora Manuela Rollini, nella zona più moderna della facoltà di scienze agrarie e alimentari, si scorgono ancora i vecchi padiglioni di mattoni dell’antica università. Fino a poco tempo fa ospitavano ancora i grandi animali della facoltà di veterinaria: i cavalli delle forze dell’ordine, gli elefanti degli zoo: «Lì curavano qui. Quando è stata costruita l’università intorno era tutta campagna, poi questi padiglioni sono diventati troppo piccoli per i grandi animali e tutta la facoltà si è trasferita». I vecchi muri di mattoni custodiscono tante storie e molte scoperte e anche quella di Manuela e del suo team. Insieme hanno sviluppato Nanosak, un imballaggio naturale derivato dal permeato del siero di latte, un residuo del settore caseario: «questo “residuo più residuo che si può” lo usiamo per fare crescere due microorganismi, un batterio lattico che produce un antimicrobico naturale che si chiama sakacina, e un batterio che produce cellulosa, materia prima della carta. Li combiniamo insieme e formiamo un imballaggio completamente ecologico che ha un’attività antimicrobica naturale, in particolare per evitare la contaminazione da Listeria». Di Listeria in Italia non si parla spesso eppure si tratta di un batterio altamente pericoloso e con tassi di mortalità elevati soprattutto per quattro categorie di pazienti fragili come neonati, anziani, donne gravide e adulti con sistema immunitario indebolito. «È stato un lavoro d’equipe, abbiamo aggregato tre gruppi, quello di microbiologia, di biochimica e di economia, mettendo insieme competenze di laboratori vicini che spesso non dialogano tra di loro. Ci sono voluti due anni ma ora stiamo finalmente iniziando le prove sugli imballaggi. E poi facciamo un po’ di conti insieme agli economisti per capire quanto costa produrre il nostro imballaggio rispetto agli altri: deve risultare competitivo». Tanto studio e anche un po’ di buona sorte, preziosa anche quando si tratta di scienza: «Ci sono state varie fasi del lavoro fortunate, il momento che ricordo con più gioia è quando ci siamo accorti che la cellulosa, ridotta in forma nanostrutturata, agganciava selettivamente la sakacina. Non era affatto scontato, tutt’altro, ci è sembrato un segno del destino! ».
E non è l’unica buona stella che veglia sulla squadra di Nanosak. Vicino a Manuela traffica silenziosamente Chiara, giovane dottoranda al terzo anno, lunga e sottile, un vistoso pancione: «Questo progetto ci porta buono» ride Manuela: «un’altra collega ha appena partorito, e un’altra ancora è incinta. E sono tutte femmine…Nanosak è un “virus positivo” e, a quanto pare, seleziona solo bambine».

Nanosak è un progetto sostenuto dal Bando Ricerca integrata sulle biotecnologie industriali e sulla bioeconomia di Fondazione Cariplo, in partnership con Innovhub Stazioni Sperimentali per l’Industria. Finanzia progetti per il miglioramento dei processi produttivi e la validazione di nuovi prodotti biologici in settori dove il rischio ambientale è particolarmente sensibile.

Le foto di questa gallery sono state scattate da Dario, Salvatore, Traore e sono in mostra alle Gallerie d'Italia - Piazza Scala. Clicca qui per altre info > bit.ly/13storiedallastrada #riscatti

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