Donne nella Scienza: ecco alcune ricercatrici Cariplo
Da sempre Fondazione Cariplo concentra il proprio impegno verso la Scienza e la Ricerca scientifica: valori indispensabili che contribuiscono al raggiungimento degli attuali 9 Obiettivi strategici della Fondazione e che permettono la definizione di modelli di sviluppo socio - economico più inclusivi, circolari e sostenibili che possano supportare lo sviluppo di nuove policy.
In trent’anni di attività, la Fondazione ha contribuito a generare 6200 nuovi ricercatori e ricercatrici, 4225 pubblicazioni sulle più autorevoli riviste scientifiche e 68 brevetti depositati. Quasi la metà (il 46%) dei progetti di Ricerca ha visto il coinvolgimento delle donne.
In occasione della Giornata Internazionale delle ragazze e delle donne nella Scienza, vogliamo riportare alcune delle loro testimonianze per non dimenticare quanto il loro supporto sia fondamentale per il progresso e lo sviluppo nella Ricerca.
Storie di ricercatrici
Federica Bono - Laurea in biotecnologie mediche e dottorato in Neuroscienze, Università di Brescia
"Lavoro come ricercatrice presso la sezione di Farmacologia dell’Università di Brescia e mi occupo di malattie del sistema nervoso. Il lavoro del ricercatore è creativo, perché le idee vanno create, pensate e realizzate, il tutto condito da una buona dose di curiosità, motore che ci spinge a guardare sempre un passo in avanti. La strada è sempre in salita, per questo la determinazione è fondamentale: bisogna credere in quello che si fa ogni giorno, e superare le tante difficoltà con forza e determinazione.
Da piccola sognavo di fare l’astronauta. È andata un po’ diversamente…ma pur sempre di scienza si tratta!
Lo scopo della mia attività di ricerca è quello di contribuire alla comprensione del funzionamento del cervello in condizioni fisiologiche e patologiche e alla messa a punto di nuove strategie terapeutiche per le malattie – neurologiche e neuropsichiatriche – che colpiscono il sistema nervoso. Grazie al contributo di Fondazione Cariplo, la mia attività di ricerca è principalmente rivolta allo studio dei deficit cognitivi caratteristici di una buona percentuale di pazienti affetti da Sindrome di Noonan, una malattia genetica rara caratterizzata, oltre che da disordini neurologici, da difetti di crescita e difetti cardiaci congeniti. In particolare, scopo di questo progetto sarà indagare i meccanismi molecolari alla base dei difetti cognitivi associati alla Sindrome di Noonan con il fine di comprendere questo aspetto della malattia ma anche per identificare target molecolari per farmaci in grado di migliorare la sintomatologia cognitiva.
Investire in ricerca e formazione vuol dire investire nel futuro. Solo se si conosce si è in grado di avanzare, di curare, di cambiare. La ricerca è innovazione, è una nuova terapia, è una nuova strategia per superare una crisi economica. Dobbiamo credere nella ricerca e nel lavoro di milioni di ricercatori in tutto il mondo che dedicano la loro vita al progresso della conoscenza.
Giulia Fulvia Mancini - Prof. Fisica e Responsabile del Laboratorio di Ricerca per i Raggi X Ultraveloci e la Microscopia Elettronica, Università di Pavia
Laureata in Chimica Fisica presso l’Università di Pavia nel 2010, ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Scuola Politecnica Federale di Losanna (EPFL) nel 2015, immediatamente seguito da un PostDoc presso JILA, Universita’ di Colorado-Boulder e NIST (USA). Dopo un periodo come Senior Research Associate tra EPFL e SwissFEL (Paul Scherrer Institute), ha deciso di re-investire l’esperienza maturata all’estero in Italia, dove è rientrata titolare di un ERC Starting Grant e un progetto di Fondazione Cariplo, che ha l’obiettivo di caratterizzare nanomateriali funzionali per applicazioni in opto-elettronica e nano-medicina tramite lo sviluppo di tecniche altamente innovative di microscopia ultraveloce. Dal 2021 è Associate Professor in Physics & Head of Research Laboratory for Ultrafast X-ray and Electron Microscopy.
"La mia attività di ricerca è incentrata sull’utilizzo di tecniche innovative di microscopia per studiare le relazioni tra la struttura microscopica dei nanomateriali e le corrispondenti proprietà funzionali per sviluppare materiali più efficienti, meno costosi e a ridotto impatto ambientale."
Elza Bontempi - Prof. Fondamenti chimici delle Tecnologie, Università di Brescia
"Sono una docente universitaria, ma mi piace anche definirmi una scienziata. Sono tra le 20 “Top Italian Women Scientists Natural & Environmental Sciences" e sono stata inserita nella lista delle “Unstoppable Women”, le 1000 donne che stanno cambiando l’Italia.
La carriera universitaria, però, è un percorso non facile da intraprendere per una donna, alla quale, per poter giungere ad alcuni traguardi, sono richiesti maggiori sforzi, impegno e dedizione, rispetto a colleghi di sesso maschile.
Lavoro nell’ambito dei fondamenti chimici delle tecnologie e la mia ricerca è rivolta ai materiali e alle tecnologie a ridotto impatto ambientale, secondo quelli che sono i principi dell’economia circolare e della simbiosi industriale. Infatti, come tutti abbiamo recentemente capito, anche a seguito delle recenti vicende geo-politiche, il modello economico tradizionale deve fare i conti con i problemi legati alla disponibilità, non solo di energia, ma anche materiali, alcuni dei quali considerati “critici”, cioè a rischio di approvvigionamento.
Io mi occupo di questo: recuperare materie prime, con tecnologie innovative. In particolare, all’Università degli Studi di Brescia, in collaborazione con l’Università di Reggio Calabria, abbiamo sviluppato una nuova metodologia di recupero di metalli strategici, basata sulle microonde, che è stata anche oggetto di un premio europeo.
Anche il mondo scientifico, come tutti gli altri ambiti della società, non è immune ai pregiudizi legati al genere. Basti pensare che in tutta l’Unione europea, a fronte di una media di circa 21 laureati STEM (cioè laureati in discipline scientifiche) ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni, le laureate sono circa la metà rispetto ai colleghi di sesso maschile. La difficoltà delle scienziate trova la sua genesi nella formazione scolastica, dove ancora oggi preconcetti simili alla superstizione medievale, sembrano precludere le STEM alle giovani ragazze. Purtroppo questi preconcetti sono radicati anche in parte della popolazione femminile. Attraversare e superare questo limite educativo è quindi la sola e unica strada per ottenere una vera parità.
Eppure, in ambito di transizione ecologica ed economia circolare, in cui lavoro, uno studio condotto da FP Analytics nel 2020 ha messo in evidenza come le aziende con la più alta percentuale di donne nei CdA abbiano maggiore attitudine nel cercare di ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas serra."