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Fegato sotto controllo con la bile fluorescente

Buone notizie riguardo i progressi nell’utilizzo della luce nella diagnosi in epatologia. Uno studio pubblicato di recente sulla rivista internazionale “Journal of Biophotonics” e realizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo ha certificato la possibilità di sfruttare le proprietà di fluorescenza della bilirubina naturalmente presente in un fluido biologico, la bile. Le indagini su prodotti puri hanno dimostrato che ogni ogni molecola di bilirubina è in grado di comportarsi come due fluorofori “coniugati”, la cui fluorescenza è fortemente dipendente dalla composizione della soluzione in cui si trova. E’ stata poi dimostrata l’utilità della fluorescenza della bilirubina per l’analisi della composizione della bile, e quindi dello stato funzionale epatico.

I risultati del gruppo di ricerca tutto pavese, coordinato da Giovanni Bottiroli ed Anna Cleta Croce (Istituto di Genetica Molecolare-CNR di Pavia), con il contributo del team di Mariapia Vairetti (Università di Pavia), costituiscono un avanzamento nello sviluppo di tecniche di diagnosi in tempo reale, basata sull’interazione della luce con i tessuti biologici, conosciute come “biopsia ottica”. Fino a questo momento, infatti, era stata sfruttata la naturale presenza nelle cellule di bio-molecole che per irraggiamento con luce adeguata emettono segnali di auto-fluorescenza (fluorofori endogeni). Questi possono variare nel tipo, quantità e condizioni in relazione all’attività cellulare, influenzando il segnale di fluorescenza, che fornisce così informazioni utili per scopi diagnostici. Le possibili applicazioni dei nuovi risultati scientifici a cui lo studio pavese è approdato riguardano il monitoraggio dell’attività del fegato dopo intervento chirurgico o trapianto e drenaggio della bile, mediante l’analisi delle fluorescenza della bile stessa.