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Rifugio Caritas: una partenza, non un arrivo

Era il 2011 quando alla stazione Centrale di Milano il Rifugio Caritas apriva le sue porte. Da quel giorno tante storie, oltre 750, hanno animato i muri di questa struttura. Occhi africani, asiatici, ma anche italiani (quasi il 20%) si sono addormentati sotto un tetto sicuro, al riparo della notte solitaria e insidiosa della metropoli. 
Durante l'AGA Meeting il Rifugio è stato visitato dai filantropi provenienti da tutto il mondo, un modo per riaccendere le luci su questo importante progetto creato da 
Fondazione Cariplo, Fondazione Enel Cuore, Caritas AmbrosianaFondazione Milan e Ferrovie dello Stato. Un'occasione anche per fare due chiacchiere con chi vive ogni giorno questa realtà e può raccontarla con passione. 

 

Luca Valisi, della cooperativa Farsi Prossimo, è il coordinatore del Rifugio di via Sammartini, un punto di partenza non di arrivo.
Cosa vuol dire? 
«Che il centro vuole dare un'ospitalità dignitosa, una possibilità di riposo dopo una dura esperienza come quella della strada, ma allo stesso tempo deve essere una premessa per rimettersi in gioco, partendo dalle proprie risorse e dalle proprie capacità, anche attraverso gli operatori e gli assistenti sociali (SAM e SAI di Caritas)».

In che modo collaborate con i servizi sociali e con gli enti del territorio? 
«Il Rifugio è parte integrante della rete dei servizi sociali e privati del territorio. Vi è una buona collaborazione con l’Help Center della Stazione Centrale e con le forze dell’ordine, che possono segnalare situazioni di emergenza e che periodicamente ricevono la lista degli ospiti, come previsto dalla legge. Punto fondamentale è la strettissima collaborazione con due servizi gestiti da Caritas Ambrosiana quali enti invianti: SAM, sportello rivolto agli italiani gravemente emarginati e a rischio di esclusione sociale, SAI, sportello riservato agli stranieri, sia regolari che irregolari. Nel corso del 2013 e del 2014  è stata approfondita e potenziata la conoscenza e di conseguenza la possibilità di percorsi di collaborazione con associazioni di quartiere, con la parrocchia di Greco e i centri di ascolto, con il conseguente arrivo di nuovi volontari con un prezioso apporto».
Dal 2011 ad oggi è cambiata l’utenza del rifugio? 
«Sempre di più arrivano persone che arrivano dalla normalità, da lunghe vite lavorative cambiate dalla perdita del lavoro, o dalla mancanza della rete familiare. Queste sono le cause principali di rapidi processi di impoverimento che portano alla strada».
I volontari che collaborano con voi, che cosa offrono, oltre al loro prezioso tempo?
«La presenza dei volontari offre quel tocco di quotidianità che riduce le tensioni. I volontari regalano la loro compagnia passando le serate tra un film, un caffè insieme e momenti di confronto ma oltre a questo ci danno una mano concreta, in reception nell'accoglienza agli ospiti, nella stesura dei curricula, nella ricerca delle offerte di lavoro. Tra i volontari c'è anche un parrucchiere che passa una volta a settimana e due insegnanti di italiano».dicembre2011 015
Luca, c’è una storia di questi anni che ti ha particolarmente colpito?
Le storie sono tantissime, ma i momenti migliori, e sono tanti, sono quando sentiamo dirci: senza rifugio non ce l'avrei fatta. La soddisfazione degli ospiti e l’alta percentuale di dimissioni per soluzioni migliorative - termine che significa trovare un lavoro, una nuova soluzione abitativa, un appartamento in condivisione, un pensionato sociale, la risoluzione delle situazioni che hanno portato alla perdita dell’abitazione -, ci fanno avere un giudizio positivo sul progetto. A detta degli stessi ospiti, il Rifugio rappresenta un momento di sosta e riposo dopo un’esperienza traumatica quale può essere la strada, ed è stato un punto da cui ripartire, grazie a un’ospitalità che pone attenzione alla dignità di ogni persona, per rimettere in gioco le proprie competenze e capacità.
Tutto questo ci dimostra come sia possibile affrontare situazioni problematiche e trovare soluzioni, che chiamiamo “migliorative” con un lavoro professionale di squadra dell’équipe e di rete tra i servizi e i vari attori sul territorio (associazioni, centri di ascolto, parrocchie ecc.). Il sistema messo a punto funziona e grazie a procedure definite il Rifugio Caritas ha una sua identità, una cultura condivisa, visibile a ciascun ospite, che viene riconosciuta e rimane nel tempo. Un’altra conferma di questo vissuto positivo ci arriva dagli ex-residenti, che passano a trovare gli operatori, i volontari e gli ospiti, mantenendo un legame positivo e duraturo con il Rifugio. 

 
 
Approfondisci: Cosa offre il Rifugio Caritas di via Sammartini, Milano 

Il Rifugio Caritas non è un dormitorio ma un luogo di partenza per una nuova vita, fatta di rapporti sociali, lavoro e dignità. Oltre all’assistenza di volontari e personale specializzato che offrono agli ospiti veri e propri percorsi di accompagnamento, la struttura è dotata di circa 60 posti letto suddivisi in camere accoglienti da 4 persone, dove ciascuno ha un armadietto personale, servizi igienici, lavanderia, infermeria, un deposito bagagli e una sala ritrovo con due postazioni internet e la possibilità di fare colazione al mattino.
Gli ospiti possono dormire nella struttura per un massimo di 10 giorni, oppure fermarsi per un periodo più lungo, se decidono di farsi seguire in un iter di recupero definito in accordo con SAM, SAI e gli operatori. 
Costato 1.300.000 euro per i lavori di ristrutturazione, di cui 600 mila garantiti da Fondazione Cariplo,  il Rifugio si trova in alcuni spazi delle Ferrovie dello Stato che hanno concesso l’immobile, in comodato gratuito a Caritas Ambrosiana. Il Rifugio è gestito da un coordinatore, 2 educatori e 5 custodi che si danno il turno sia di notte, quando il centro è aperto, sia di giorno, quando è chiuso. Un ruolo fondamentale è ricoperto dai volontari, che si occupano dei colloqui con gli utenti, animano le serate, accolgono le persone e forniscono loro tutti quei servizi che il Rifugio può offrire.
Al momento ci sono circa 15 volontari, di norma  3 o 4 per notte: insegnanti, studenti, lavoratori, pensionati. Tutti ricevono una formazione specifica organizzata dal Coordinamento Volontari Caritas

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