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Allotrapianto del rene

Uno studio che affronta il problema del rigetto cronico, grave complicanza dei pazienti sottoposti a trapianto, con l’obiettivo di eliminare completamente il ricorso ai farmaci antirigetto, che spesso causano l’insorgenza di tumori. E’ questa, in estrema sintesi, la direzione in cui si muove il progetto “Studi di allotrapianto di rene nel primate non umano: nuovi approcci nella ricerca sul rigetto cronico”, presentato da Fondazione ART e sostenuto da Fondazione Cariplo con 533.550 euro di contributo sul bilancio 2009.

La ricerca esplora i meccanismi per modificare geneticamente le cellule del rene da trapiantare, in modo da aumentare la tolleranza dell’organismo del ricevente all’organo trapiantato. Le statistiche, infatti, segnalano che una crisi di rigetto cronico sopraggiunge nel 50% dei pazienti operati a 10 anni dal primo intervento. I farmaci antirigetto riescono a limitare il problema del rigetto acuto (a pochi mesi dal trapianto), ma hanno seri effetti collaterali, tra cui la compromissione del sistema immunitario che non di rado è a origine di un tumore. La metodologia individuata nello studio, già testata con successo sui roditori, viene ora sperimentata in primati non umani (scimmie della specie Macaca fascicularis). Se i promettenti risultati finora ottenuti otterranno conferma, si aprirebbe la strada alla sperimentazione clinica per prevenire il rigetto cronico del trapianto di rene.

Realizzeranno il progetto l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – Bergamo, in partnership con l’International Centre for Genetic Engineering and Biotecnology (ICGEB) – Trieste e il Consorzio per la ricerca sul Trapianto di organi (CORIT) – Padova.